Il dolore è un’esperienza trasformativa e feconda per le persone.
Il dolore amplifica le competenze delle persone.
Il dolore è il precursore di una fase di crescita personale.
Il dolore è occasione di apprendimento.
Già. È tutto vero.
Dopo.
Ma quando ci stai dentro il dolore è dolore.
Quando ci si è impantanati dentro fino alle ginocchia, alle anche, al petto, alla gola, il dolore è l’esperienza tremenda della sofferenza.
In quel momento il dolore è rifiuto di ogni forma di senso.
Quanto può essere difficile per una persona nel mezzo del proprio dolore accogliere gli incoraggiamenti e la speranza e l’invito a cogliere il valore di tutta quella sofferenza.
Nel dolore si sta male.
E questa che sembra un’ovvietà spesso è una delle condizioni che meno vengono legittimate a chi è immerso in un dolore.
Perché il dolore si trasformi e trasformi occorrono tempo, integrazione, elaborazione, narrazione, ri-narrazione, tempo. Aiuto.
Senza tutto questo il dolore può restare solo ciò che è: dolore e smarrimento di senso.
Allora sì, il dolore è un’esperienza feconda e generativa, ma attraverso un “travaglio”, un lavoro, un’azione trasformativa che è in nostro potere agire.
Per sciogliere quel legaccio.
Valentina Liuzzi
Psicologa Psicoterapeuta a Como